Cultura Madagascar: le tradizioni e le cerimonie da conoscere

Home > Cultura > Cultura Madagascar: le tradizioni e le cerimonie da conoscere

Il Famadihana il ritorno dei defunti

Sendra masaka tokony hi hinana. Avy tsy asaina nasesiky ny razana, ovvero: Se c’è del cibo pronto, mangia. Arrivare all’improvviso è come essere invitati dagli antenati.

Vi piacerebbe partecipare a un famadihana? È Alizenne il nostro autista che lo domanda all’improvviso. È un giorno intero che siam bloccati a Fianarantsoa ma del treno per Manakara non c’è traccia e nessuno ha informazioni sicure. C’è da camminare un po’ ma è festa grande con tante persone e musica.

Accettiamo volentieri dopo essere stati rassicurati che i vahaza, gli stranieri son ben accetti. Lasciamo l’auto e proseguiamo a piedi per una decina di chilometri incontrando sul sentiero alcuni parenti che portano cesti di varie dimensione intrecciati di fresco che serviranno per distribuire il cibo ai partecipanti.

Il Famadihana è la cerimonia durante la quale i morti vengono riesumati dalle tombe, vengono avvolti in nuovi sudari e portati in giro per il villaggio per mostrare loro cosa è cambiato dalla loro morte. Le fasi del rito sono decise da uno Sciamano, Ombiasy, in malgascio o rappresentante dei defunti. La famiglia risparmia per anni per poter acquistare il riso, il rhum e lo zebù necessari per una festa a cui son invitati amici e parenti da tutto il Madagascar e che dura parecchi giorni.

Per fortuna arriviamo che lo zebù è giá stato sacrificato, diviso a pezzi e posto per una notte in una capanna sacra. È stato cucinato e verrà offerto con il riso, il caffè zuccherato e il ruhm ai partecipanti alla festa.

I musicisti han fatto decine di chilometri a piedi per arrivare sul luogo della cerimonia, son arrivati di notte e suoneranno fino al termine della festa. Al suono dei tamburi, delle trombe, delle fisarmoniche tutti cantano, danzano, battono piedi e mani.

Le tombe son state ridipinte di fresco con i colori giallo, rosso e azzurro decisi dallo sciamano, il momento culminante è l’apertura della pesante porta di pietra e l’estrazione dei defunti in un preciso ordine di anzianità. Si cambiano i sudari di seta e le stuoie con cui sono avvolti.

I malgasci tengono in molta considerazione il culto dei morti, dato che la morte è più importante della vita. Come una sorta di promozione spirituale che consente ai defunti di accedere allo stato glorioso di antenati e di giudici dall’al di là sulle questioni dei vivi. I malgasci spendono per tutta la vita cifre considerevoli per costruire e restaurare le tombe, garantire tutti i riti funebri. In cambio sperano di ricevere la protezione degli antenati, ottenere ricchezza e prosperità.

Un antenato può apparire in sogno ed esigere un nuovo sudario di seta o che la tomba venga ridipinta. Se i parenti non esaudiscono il desiderio ecco che iniziano i guai, litigi famigliari, divorzi, malattie, raccolti di riso poco redditizi…i morti si vendicano e mandano la loro punizione. Guardiani dei luoghi di nascita mantengono il rispetto delle tradizioni.

Partecipiamo ad una parte della cerimonia e nonostante appartenenti ad un mondo profondamente differente, l’atmosfera e la suggestione supera la nostra barriera culturale e da semplici spettatori ci facciamo coinvolgere dai riti ancestrali e quasi magici che si compiono davanti ai nostri occhi. Una esperienza davvero emozionante e fuori dal comune, grazie Alizenne per averci fatto questo regalo.

Faditra

Nel Faditra vengono usati diversi oggetti quali pezzi di legno, terra fili d’erba, pietre e un animale. Esiste una legge del Faditra che indica ciò che è necessario per il sacrificio. A volte lo sciamano resta sulle tombe degli antenati per vari giorni per comunicare con loro. L’oggetto impiegato per il faditra ha il compito di assorbire il male o la disgrazia, dopo essere stato utilizzato deve essere gettato a sud della casa mentre l’animale deve essere lasciato libero. Il concetto è di trasferire il male su un oggetto o su un animale. Il Faditra indica anche il patto di sangue tra due persone tramite il quale diventano dei veri fratelli legati per la vita.

La cerimonia del villaggio d’Antanavo

Una leggenda del popolo Antakarana racconta che in una calda giornata arrivò al villaggio Antanavo un anziano stregone che stanco per il lungo cammino e per l’afa chiese aiuto agli abitanti del villaggio. Nessuno volle dargli da bere o farlo riposare all’ombra tranne una donna.

Lo stregone per ricompensarla le disse di andarsene subito con i suoi oggetti più preziosi in modo da sfuggire alla maledizione che stava per abbattersi sul villaggio. Appena la donna fu partita il vecchio pronunciò una formula magica, il villaggio sprofondò nelle acque e tutti gli abitanti furono trasformati in coccodrilli. Da allora gli abitanti dei villaggi circostanti sono convinti che le anime dei defunti si trasferiscano nei coccodrilli del lac sacré che vengono chiamati con i loro nomi.

La leggenda ha dato origine ad una cerimonia che viene ripetuta quando si desidera rendere omaggio ai propri defunti o si ha bisogno di una speciale benedizione. Nel giorno stabilito gli abitanti si recano sulle rive del lago e eseguono danze e canti propiziatori. I coccodrilli appaiono tenendo solo il muso fuori dall’acqua. Dopo che lo stregone ha ucciso lo zebù secondo il rito stabilito, pezzi dell’animale vengono gettati in acqua i coccodrilli li portano sulla riva e li mangiano, tra la felicità degli abitanti che giudica che l’offerta è stata gradita e che quindi i defunti benediranno il villaggio.